Il Progetto Kabristan. Land of Graves di Simone Mestroni vince il Premio fotografico SIAA Edizione 2019
Siamo lieti di annunciare che si è da poco conclusa la fase di valutazione dei progetti presentati al concorso fotografico della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA) lanciato in prima edizione nel 2019. All’unanimità la Giuria ha eletto quale migliore progetto dell’anno “Kabristan. Land of Graves” di Simone Mestroni, con la seguente motivazione:
“Il progetto di Simone Mestroni “Kabristan. Land of Graves” è coerente ed efficace dal punto di vista narrativo, si distingue per qualità fotografica e densità etnografica. Il tema trattato, le fondamenta del separatismo in Kashmir e la sua espressione nel tessuto territoriale locale, è particolarmente rilevante sia per gli studi antropologici areali sia per il dibattito politico contemporaneo. Si tratta infatti di una zona a lungo contesa tra India e Pakistan e attraversata da ricorrenti inasprimenti sia delle sommosse armate di matrice separatista-islamista sia della brutale repressione armata da parte dell’esercito indiano. Il progetto rimanda a questioni storico-politiche di grande attualità, troppo spesso trascurate dai media nazionali, che lo sguardo dell’antropologo/fotografo riesce a restituire facendo emergere non solo le dimensioni ideologiche, ma anche quelle esistenziali, emotive e corporee che si dipanano nella quotidianità”.
La Giuria del Premio, composta da Mara Benadusi, Presidente della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA), Chiara Scardozzi, socia della SIAA e organizzatrice della Call fotografica, Lina Pallotta di Officine Fotografiche (RM), Giovanni Marrozzini, fotografo indipendente e Massimo Mastrorillo di DOOR – Do It Original or Renounce (RM), ha visionato ben 14 progetti, attenendosi ai requisiti esplicitati nella call: creatività, qualità fotografica, originalità, attinenza ai temi del convegno SIAA 2019, coerenza narrativa e densità etnografica.
Il progetto fotografico risultato vincitore è visibile nello spazio dedicato alle gallerie fotografiche sul sito della Società Italiana di Antropologia Applicata e il vincitore, Simone Mestroni, sarà premiato nel corso delle giornate del prossimo Convegno Nazionale dell’associazione, che si terrà a Ferrara dal 12 al 14 dicembre 2019.
KABRISTAN. LAND OF GRAVES
Il progetto Kabristan. Land of Graves è stato sviluppato a Srinagar, la città principale della valle del Kashmir, centro della storia culturale e politica dell’area. Il lavoro si compone di una serie di “lapidi visive” organizzate in una composizione estetica e metaforica che da l’impressione di una tensione imperante tra passato e futuro, tra dolore e rabbia, introspezione e violenza, utopia politica e cruda realtà, in un’atmosfera mortale e pressurizzante che intreccia paesaggi interni ed esterni.
Dal 1947 la regione del Kashmir è stata al centro di una controversa disputa territoriale tra India e Pakistan, nel 1989 sfociata in una vera e propria guerriglia anti-indiana. L’insurrezione separatista, sostenuta dalla popolazione a maggioranza musulmana e alimentata dall’esercito pakistano, è profondamente radicata nelle ideologie politiche islamiste, coperte dallo slogan “Azadi”, che significa libertà in urdu. Dopo il 2001, il movimento Azadi ha vissuto una fase di caduta e di generale delusione rispetto alla politica separatista, una fase interrotta nuovamente dalle rivolte scoppiate nel 2008-2010, guidate da una nuova generazione di combattenti cresciuta in un ambiente di perdurante conflitto e addestrata al lancio di pietre. Nel 2016 le cose sono cambiate radicalmente, quando Burhan Wani, uno dei leader carismatici della guerriglia, è stato ucciso dai soldati indiani, generando ancora una volta un’enorme agitazione territoriale.
A causa della diffusa frustrazione, negli anni seguenti sempre più giovani di diversa estrazione sociale si sono uniti nella militanza, mentre le ideologie islamiche ortodosse, per lo più legate alla Salafia, hanno iniziato a superare la tradizione sufi classica della valle. Allo stesso tempo, l’ala destra indù del governo indiano, guidata da Narendra Modi, ha dato mano libera alle forze militari e il risultato è stata l’operazione “All Out”, che nel 2018 ha causato la morte di oltre 400 persone. Il conflitto nel Kashmir, rinnovatosi in questi ultimi mesi di tensione, si contraddistingue per un potenziale esplosivo germinato dalla visione di un passato (storico, ideologico e politico) intriso della carica emotiva veicolata dalla logica del martirio, e dalla rabbia e dal risentimento che l’accompagnano, una carica pronta a riesplodere in rinnovate stagioni di conflitto. La parola Kabristan significa cimitero in urdu, ed è proprio un tentativo di rappresentare questo potenziale, questa miscela di ingredienti antropologici che sembrano temporanei e statici come tombe, ma che sono sempre pronti a riaccendersi ed esplodere in un nuovo stadio di inusitata violenza.
SIMONE MESTRONI
Simone Mestroni ha sviluppato il suo storytelling visuale sul conflitto nel Kashmir nel corso della ricerca antropologica condotta nella valle. Mentre completava il suo dottorato in antropologia, ha lavorato come operatore video e fixer per vari fotografi in India. La sua monografia etnografica sul Kashmir “Linee di controllo” (Meltemi 2018) è un libro adottato nei corsi di antropologia a livello universitario. Il suo primo documentario “After Prayers” è stato premiato con la borsa di studio post-dottorato della Wenner Gren Foundation e ha ricevuto la menzione di Eccellenza nel “Visual Anthropology Award” al Vienna Int. Doc. Fest. Con il suo progetto fotografico “Kabristan” Simone Mestroni è anche fotografo dell’anno nella categoria deeper perspective (non professional) agli Intenational Photography Awards.