Il Progetto L’orchidea e la primula di Gianluca Ceccarini vince il Premio fotografico SIAA Edizione 2020


Siamo lieti di annunciare che si è da poco conclusa la fase di valutazione dei progetti presentati al concorso fotografico della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA) lanciato nel 2020. All’unanimità la Giuria ha eletto quale migliore progetto dell’anno “L’orchidea e la primula” di Gianluca Ceccarini, con la seguente motivazione:

“Il progetto di Gianluca Ceccarini “L’Orchidea e la Primula” si distingue per l’originalità e la ricerca di un linguaggio personale che possa tradurre la dimensione spazio-temporale della quarantena. L’autore si misura con un tempo sospeso ed una quotidianità alterata, in cui la staticità forzata orienta l’osservazione sulla prossimità, le dimensioni microscopiche e macroscopiche risultano connesse attraverso una consapevolezza mutata rispetto al posto dell’uomo nel mondo. L’elemento umano è quindi una parte (non necessariamente centrale) del tutto. E’ apprezzabile il lavoro di ricerca visuale oltre i cliché della documentazione, capace di restituire una visione intima ed esteticamente suggestiva”.

La Giuria del Premio, composta da Mara Benadusi, Presidente della Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA), Chiara Scardozzi, organizzatrice della Call fotografica e Marina Berardi, antropologa e fotografa anche lei iscritta alla SIAA, ha visionato 14 progetti, attenendosi ai requisiti esplicitati nella call: creatività, qualità fotografica, originalità, attinenza ai temi del convegno SIAA 2020, coerenza narrativa e densità etnografica.

Il progetto fotografico risultato vincitore sarà presto visibile nello spazio dedicato alle gallerie fotografiche sul sito della Società Italiana di Antropologia Applicata e il vincitore verra’ premiato nel corso del prossimo Convegno Nazionale dell’associazione, il 2 dicembre prossimo, nella plenaria della mattinata.

 

L’ORCHIDEA E LA PRIMULA

Il concept del progetto fotografico di Gianluca Ceccarini:

“Lo spazio che occupiamo è uno stato mentale dove ogni fenomeno, compresa la percezione di noi e della nostra identità, è un prodotto storico, mutante nel tempo, comunicante infiniti e metamorfici significati. La quarantena innesca modalità del vivere che, nonostante l’obbligata staticità, aprono all’esperienza del mutevole. I giorni uguali agli altri, sospesi e monolitici, la realtà che si fa indecifrabile, la perdita di sicurezza, tutto concorre a farci sentire sulla pelle quanto ogni cosa, nonostante i nostri sforzi, sia incontrollabile e mutevole. Abbiamo imparato che anche un virus può diventare variabile e con esso le nostre paure e visioni distopiche. Abbiamo imparato che qualcosa di invisibile e infinitamente piccolo può fermare il mondo e quanto tutto sia connesso.

Ho pensato a come questa condizione mentale durante la quarantena Covid 19 si sia innescata paradossalmente a causa di qualcosa di estremamente intangibile, invisibile, dalla forma seducente: una sfera, un piccolo pianeta grigio da cui si innalzano alberelli dalla chioma rossa. Le forme e le rappresentazioni dei virus hanno sempre qualcosa di attraente. Il virus conserva e protegge il proprio materiale genetico nel capside che può variare in dimensioni e complessità della struttura, poliedri che devono garantire efficienza e stabilità. Strutture geometriche complesse visibili all’occhio umano solo attraverso l’uso del microscopio elettronico.

Abbiamo imparato quanto a causa di una Pandemia le dimensioni del micro e del macro siano così drammaticamente collegate, quanto il battito d’ali di una farfalla o il contatto con un’ entità biologica invisibile possano cambiare drasticamente le nostre vite e la nostra percezione. Non siamo soli. Non siamo che una parte di qualcosa la cui meraviglia e complessità ancora ci sfugge. L’Orchidea e la Primula è un diario personale della quarantena, l’esigenza di narrare per immagini emozioni e riflessioni nate durante il lockdown, un bisogno istintivo di fissare in fotogrammi l’esperienza del mutevole, le dimensioni del tempo, dello spazio ed il forte senso di connessione”.

”Quale struttura connette il granchio con l’aragosta,
l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi?”

G. Bateson

 

GIANLUCA CECCARINI

Gianluca Ceccarini è laureato in Antropologia alla Sapienza di Roma. Si occupa di ricerca demoetnoantropologica, con un particolare interesse per il visuale e per l’Antropologia del Paesaggio e del Corpo. Socio fonda- tore dell’ARSDEA – Associazione di ricerca e studi demoetnoantropologici. In tutte le sue ricerche ha sempre usato la macchina fotografica perché convinto che le immagini hanno la forza di raccontare la complessità del reale spesso più delle parole. È anche vincitore di una borsa di studio presso il Centro Romano di Fotografia e Cinema di Roma. Nel 2018 ha fondato il collettivo SARAB che si occupa di progetti fotografici, con una particolare attenzione ai temi dell’identità, della memoria e del paesaggio come processo culturale. www.sarabcollective@gmail.com